Hacking Humans
ZONE DIGITALI 2022, IL PRIMO VOLUME DELL’INDAGINE DI HACKING HUMANS, SI PROPONE COME PALCOSCENICO CHE RAGGRUPPA ARTISTI IN GRADO DI PORTARE UNA NUOVA VISIONE DELLA NOSTRA RELAZIONE CON LA TECNOLOGIA: NON OPPRIMENTE, MA ACCOGLIENTE ED IN GRADO DI GENERARE MERAVIGLIA E STUPORE. UN’OCCASIONE IN CUI DOMANDARSI NON TANTO SE LE TECNOLOGIE SIANO O DEBBANO ESSERE PIÙ “UMANE”, MA INTERROGANDOSI SULLA LORO CAPACITÀ DI CREARE LEGAMI E PARTECIPAZIONE.
Col 2022 Zone Digitali avvia un ambizioso progetto biennale collegando l’edizione di quest’anno e la successiva del 2023 (anno di Bergamo e Brescia Capitale Italiana della Cultura) sotto il titolo “HACKING HUMANS”: due edizioni connesse tra loro che pongono l’attenzione sugli esseri umani sia come singoli individui che come collettività e cercando un rinnovato equilibrio tra umanità e tecnologie. In questo tempo così sbagliato, di continui equilibri che si rompono, Zone Digitali HACKING HUMANS riparte dall’umanità per costruire nuove armonie e conciliazioni.
IL TEMA
Dalla realtà ibrida in cui oggi siamo immersi, in uno spazio in bilico tra più realtà, si fa sempre più necessaria la ricerca di nuovo equilibrio tra uomo e tecnologia. Un sottile equilibrio tra le relazioni. La tecnologia, digitale e virtuale, ridefinisce costantemente la percezione non solo della realtà ma anche di noi stessi. È capace, oggi, di rimodulare quello che siamo, “l’altro” e di ridefinire il senso di collettività e comunità. Ci domandiamo non tanto se le tecnologie siano o debbano essere più “umane”, ma ci interroghiamo sulla loro capacità di creare legami, ricordandoci che nella relazione con ogni dispositivo tecnologico c’è sempre e comunque l’uomo che deve nuovamente mettersi in discussione. In questa ricerca, l’arte si fa sempre più necessaria come metodo di esplorazione. È capace di portarci su strade inedite, confondendosi con la realtà e con le sue contraddizioni più profonde. Un’arte che sia in grado di portarci fuori dagli schemi ma che entri nella vita di tutti sollecitando il pensiero in modi inaspettati, parlandoci di ciò che amiamo e di ciò che temiamo di più. Un’arte che crei un campo d’azione dove facilitare uno scambio intrinsecamente empatico.In questo tempo così sbagliato, di continui equilibri che si rompono, abbiamo bisogno di ripartire sia come individui, sia come partecipanti a una collettività portatrice di complessi sistemi di relazioni, ridefinendo l’approccio con le tecnologie capaci di generare un nuovo e ritrovato equilibrio.
IL PROGRAMMA
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“DRUMMOPHONE” - Riccardo La Foresta
Installation + performance | Spazio Eventi